La tua mano sulla sveglia,
ferma il tempo,
ferma.
Non darmi altre calde parole,
mi dici,
non nutrirmi il fiato o di poesia,
ma di braccia,
di qualcosa che mi ricordi che esisti.
Il tuo cuore batte persino nel caffè del mattino,
un piccolo terremoto scioglie lo zucchero nelle tazze,
sono le tue mani che tremano felici,
davanti al vetro che sposta notte verso l’alba.
Parole?
Ma se tutto nella nostra vita è un silenzio,
che si trascina furibondo i passi nei ricordi,
vorrei ma dirti che ti amo donna,
eventi biblici al suono di parole.
La tua mano getta sporco il malcapitato cucchiaino,
non fosse la mia testa trofeo nei dolci tuoi pensieri,
mostrami,
direi a quel pigiama a righe,
come prendi fuoco sapendo a quale idea.
Taci.
Uguale alle icone sulle pareti di muffa,
certamente più bella,
tu molestatrice d’ogni risveglio,
forse hai tra le tue doti incantesimi
per togliere all’uomo la glassa
lasciandolo indifeso e fondente.