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Cosa respiri poeta?
Mi chiese la fronda al tramonto.
Respiro la Luna,
attento a non soffocar il pensiero
di troppo brillare di stelle.
Lei tese la chioma
per leggermi meglio nell'occhio,
frusciando la morbida gonna,
nel ruvido specchio di legno.
"Vorrei volare, mi disse, avere ali di piume e
tu non vorresti librarti nell'aria
come un uccello il cui dono è l'alto?"
Oh si, risposi fendendo con la voce
il mistero della notturna landa.
M'affascina il cielo
col suo candido manto e
molto vorrei mordere
del nastro azzurro.
Più d’ogni cosa
spezzar la gratta di sta prigione che
a terra ci tiene ancorati.
" La libertà è il mio sogno "
parlò il verde labbro
perdendo nell'ondeggiar dei frutti
il sonno.
"Ho mostri tesi ad agguantar la cresta
del capillar legnoso infitto a terra e
l'incubo di tender all'infinito la mia testa
m'uccide come del vampir, il fatal morso".
No, la mia orma umana riflette la speranza
come le bocce d'acqua a terra simili al cielo
come il blu che gronda in gocce e
diventa ala per mortal prigioniero.
Così io resto dell'azzurro fiato,
triste perché mortale ma felice perché
il rimorso si perde appena
il mio verso vola lassù beato.